Nella foto: Paolo Bianco
Nella foto: Paolo Bianco

Nona puntata di respiro internazionale con Paolo Bianco che ci è venuto a trovare “Al bar de LoSportWeb”. Si è raccontato l'ex collaboratore tecnico di Roberto De Zerbi allo Shakhtar Donetsk e Sassuolo ed allenatore in Serie C di Siracusa e Sicula Leonzio, pronto a ripartire da se stesso, dalla sua competenza e da quella grande voglia di calcio

Paolo Bianco, ricordiamo ancora il messaggio dopo i lunghi giorni di Kiev: “Siamo in Italia, tutto bene”.. 
“Sto peggio adesso. A mente lucida penso sia difficile immaginare cosa succede dall'altra parte dell'Europa, quello che sta avvenendo ai nostri amici che abbiamo lasciato nella sofferenza. In quei giorni pensavi solo a salvarti, è stata dura. 
Ho legato davvero con il popolo ucraino che sta resistendo contro uno degli eserciti più forti del mondo. Adesso cerchiamo di aiutarli, ma ti sembra di far poco. Ti senti in difetto perché sei scappato. Dispiace che alcune persone pensano che non ci sia nulla di vero in tutto ciò. Io ho visto video di amici ucraini che non hanno più nulla. Ricordo ancora la mattina delle prime bombe".

Una straordinaria avventura interrotta sul più bello per ciò che nulla ha a che vedere con lo sport.
“Primi in campionato, ai quarti di finale della Coppa Ucraina. Un vero peccato perché avremmo potuto preparare la Champions League del prossimo anno e viverla da protagonisti. Ne sono certo. fine di un'avventura. Tra l'altro, nonostante il biennale la FIFA ci ha liberati dai nostri contratti fino al 30 giugno. A me dispiace che tutto sia finito prima perché avevo già comunicato a Roberto (De Zerbi, ndr) durante il ritiro invernale in Turchia che avrei fatto solo un anno. Avrei voluto completare il percorso che tra Sassuolo e lo Shakhtar mi ha dato tanto. Io però ho i miei obiettivi, le mie ambizioni e voglio riprendere il mio percorso”. 

Quanto ha raccolto da queste esperienze? 
"Dalle ultime ho visto ruolo da un punto di vista diverso. Quando tornerò a fare l'allenatore, il rapporto con i miei collaboratori sarà diverso. Ho fatto calcio ad altissimi livelli e con Roberto ho imparato tanto. Spero di aver dato qualcosa a tutto il gruppo di lavoro. Eravamo il 10. Non ci conoscevamo prima, ma abbiamo lavorato bene. 
Io credo che tutto c'è una motivazione. Vuol dire che dovevo fare questa deviazione prima di rimettermi in gioco". 

Deviazione, dopo le esperienze di Siracusa e Lentini…

“Li mi è rimasto un pizzico di rammarico. A Siracusa per non aver disputato i play off che meritavano con i risultati conquistati sul campo. Lentini perchè abbiamo sbagliato a sceglierci. Eravamo molto diversi, e per tal motivo ho preferito fare un passo indietro. Non porto rancori a nessuno. Sento ancora Davide Mignemi (oggi diesse del Gubbio). con lui potrei lavorare anche da altre parti. Proprio a Lentini mi sarei dimesso da 2° in classifica, se avessimo vinto contro il Rende. In futuro però non mi dimetterei più perché sono le società a sceglierti e di conseguenza avere anche il coraggio di mandarti via. Poi però rimangono i rapporti del campo, con i magazzinieri, con i calciatori. Ad esempio mi sento spesso con Antonio Gammone, che oggi ha smesso per dedicarsi ad altro, ma con tanti si è creato un feeling importante”. 

Da cosa vuole ripartire? 
"Ho fatto un percorso strano, non ho una categoria di appartenenza. 
A me piacerebbe anche ritornare all’estero. Qualora ci fosse la possibilità andrei. All’Estero ti danno l’opportunità in base alle competenze e non in base al tuo percorso, a prescindere della categoria o dalle vittorie. Ricordo ancora quando il direttore Antonello Laneri mi disse di andare al Trapani, poi andò Vincenzo Italiano che già era un ottimo allenatore. In certi casi devi trovarti al posto giusto nel momento giusto". 

Il 30 giugno ormai è alle porte, il telefono già squilla?
“Noi dello staff quando tornavamo in treno da Kiev ci siamo promessi che non saremmo andati a lavorare in questi mesi. Mi hanno chiamato due squadre importanti ma ho rinunciato perché avevo una promessa da mantenere”. 

Vi è una concezione ed una cultura diversa del calcio fuori dalla nostra nazione
“In Ucraina ci sono tanti brasiliani da circa 15 anni. Da quando arrivò Lucescu. Poi al nostro presidente piacciono i giocatori di talento. Anche al Sassuolo avevamo parecchi giovani. Secondo però i giocatori di maggior talento sono ucraini. Mudryk, classe 2001, è un attaccante esterno. Al Bernabeu fu applaudito, oppure lo stesso Sudakov, classe 2002 che ha già disputato gli Europei con la sua nazionale maggiore. In Italia, vi è la regola dei giovani. Secondo quando uno è bravo gioca. Alla Leonzio, avevo Vincenzo Vitale, classe 2000, che giocò in Coppa Italia contro il Siena. Vedevo delle qualità. In Europa è diverso, i giovani giocano. Quella regola è penalizzante per i ragazzi, a meno che non gli si permetta di fare un percorso diverso". 

Catania non la dimentica che idea si è fatto di quanto accaduto sotto il vulcano?  
“Vincere a Catania dopo 23 anni regala un’emozione unica. Sento ancora i ragazzi di quella straordinaria stagione. Tra questi Mattia Biso che oggi lavora allo Spezia. O con Roberto De Zerbi stesso dicevamo: se mi chiedessero di tornare indietro nel tempo, direi di no, ma vorrei rivivere l’anno della promozione con il Catania. 
Dispiace per quanto accaduto. Catania non merita la fine che ha fatto. Non andava trattato in questo modo. Posso solo augurare al Catania di trovare una persona con passione che non voglia speculare sulla città e sui catanesi. Magari una proprietà straniera, innamorata di questa città bellissima, capace di portare il club nel calcio che merita”. 

*si prega di citare la fonte 

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