Presente e futuro dei calciatori con Mario Vitale
Il tecnico Mario Vitale spiega la situazione del calcio attuale
Vuoi far il calciatore ? Vuoi far l'Americano ? Lo spiega uno dei santoni del calcio siciliano, un allenatore molto esperto con un carattere anticonformista e ribelle, ma sempre sincero e diretto. Mario Vitale, con quasi mezzo secolo di esperienze nel mondo del calcio isolano. Uno che di giovani se ne intende.
Mister quale futuro ci aspetta ?
"Credo ci aspetti un calcio molto ricco, quindi un calcio di qualità. D'altra parte il modo migliore per evitare le mischie rugbistiche è ancora quello di saltarle attraverso le giocate dei campioni. Non solo, ma chi ha molti campioni in squadra resterà lontano anche dal troppo pressing perché il campione ha bisogno di pause. Sappiamo ormai che chi fa bene il possesso palla, fa meno bene il pressing. E viceversa.
Il futuro è nelle qualità, come in fondo anche il passato. Quello che è veramente cambiato oggi è l'accesso alla professione di calciatore. Venti, trenta, quaranta anni fa, tutta l'Italia dei ragazzi giocava a pallone. Per strada, nei cortili, nei campi, negli oratori. Si giocava dove si poteva con mezzi di fortuna. Tutte le città erano piene di strani signori oscuri e un pò ingobbiti che un giorno venivano a offrirti di giocare in una squadra qualunque, piccola ma vera, e soprattutto su un campo vero.
Ora giocare a calcio è impossibile. Non ci sono più prati, non ci sono più cortili, ed ha ragione Adriano Celentano. Le strade sono intasate di traffico, gli oratori esistono soltanto nei paesi. Se un signore oscuro e un pò ingobbito si avvicina oggi a un ragazzo lo si prende per un pedofilo e non per uno dei tanti osservatori spontanei che ogni squadra di quartiere aveva nelle strade. Per giocare al calcio oggi bisogna pagare. E' incredibile, ma vero. Bisogna andare in una scuola calcio e pagare una retta.
Credo che questo sia il trionfo del vecchio barone De Coubertin, sempre avido di differenze sociali. Di sicuro non è il trionfo di uno sport popolare. Pagare per giocare toglie molta spontaneità al divertimento del ragazzo e lo lascia nelle mani dei genitori. Prima correre su un prato era una vittoria di ogni bambino. Se quella corsa oggi è pagata dal genitore la gabbia resta chiusa. Io ne ho visto di cotte e di crude nei campi polverosi siciliani, dove la domenica era una guerra nella guerra, ci si scannava nei campi duri e spelacchiati dei vari paesi dell'entroterra, ma era proprio in quei campi che nascevano i veri giocatori alla rincorsa del pallone si perchè prima si chiamava pallone al maschile, oggi nelle scuole calcio la chiamano palla al femminile.
Oggi i campetti sono quasi tutti in erba sintetica, il bambino non deve farsi male (la bua!) altrimenti la mamma rimprovera l'istruttore e cambia anche scuola calcio.
No, siamo ormai lontani anni luce da quando in Sicilia videro la luce Pietro Anastasi ( Petru u Tuccu ), Schillaci e tanti altri. Parola di un allenatore disoccupato e che non porta sponsor.