Gianluca Vialli. Quel “minuto di silenzio” che durerà un’eternità
Il saluto di un grande campione del calcio italiano che nessuno mai potrà scordare.
Sono passati tanti giorni prima che trovassi le parole, perché quanto accaduto mi ha tolto anche il fiato, ma avevo voglia di scrivere e dedicare due righe a Gianluca Vialli.
La sua scomparsa, (e non ci credo ancora, ndr), ha creato un vuoto incredibile dentro me, così come in tantissimi tifosi e appassionati, come accadde quando scomparvero Gaetano Scirea, Andrea Fortunato, il presidente del Catania Angelo Massimino e Diego Armando Maradona.
Le ultime settimane poi con gli addii di Sinisa Mihajlovic e Pelè mi sembrate anomale e cupe, esattamente come ci lasciarono Stefano Borgonovo, Gianluca Signorini e successivamente Paolo Rossi.
E’ proprio vero che ad alcuni personaggi, calciatori, in questo caso ci si lega come se fossero dei familiari.
Potremmo parlare ore e ore di Vialli. Un cognome, un sorriso, un modo di fare e giocate che hanno fatto breccia nel cuore di tutti.
Ricordo ancora il Vialli numero 9 della Sampdoria, “Sampd'oro” per chi ricorda i blucerchiati in campo con i capelli. Su tutti Toninho Cerezo e lo stesso Vialli trascinatore e uomo spogliatoio.
Tutti ci legammo a quella Samp di Boskov, ai gol di Vialli contro l’Anderlecht nella finale di Coppa delle Coppe, alla finale amara di Coppa dei Campioni contro il Barcellona di Ronald “Rambo” Koeman. Alla storia dei “gemelli del gol” Vialli – Mancini, che costruirono qualcosa di indissolubile che a distanza di anni e anni e in altri ruoli, portò la Nazionale Italiana a vincere l’Europeo in Inghilterra. E facendo un salto indietro, impossibile dimenticare quel traversone per Schillaci che andò in gol allo stadio “Olimpico” in Italia-Austria, che regalò la vittoria agli azzurri dando il via ad un'altra leggenda, quella di “Toto Mondo”
Vialli? Un guerriero, un attaccante vero, un punto di riferimento, un leader indiscusso dentro e fuori dal campo.
Lo ha dimostrato anche nei suoi anni con la maglia della Juventus. Inutile parlare delle vittorie e dei gol, ma dovessi scegliere qualche azione, opterei per Juventus – Fiorentina 3-2. Una rimonta strepitosa con i bianconeri trascinati proprio dalla sua grinta, Sampdoria – Juventus 0-1, in cui lo stesso da “ex” nella stagione 94-95, se non erro, realizzò un gol strepitoso mix tra tenacia e potenza dinanzi ai suoi vecchi tifosi. Potremmo parlare di tanti gol e tante azioni dell’attaccante di Cremona. Un calciatore classe 64’ che ha scritto la storia del calcio in Italia.
Poi la scelta di andare in Inghilterra e scrivere nuove pagine di storia con la maglia del Chelsea che ha sposato in pieno per stile ed eleganza, portando i “blues” di capitan Dennis Wise a far parlare di sé.
Gli anni della tv in cui si è sempre contraddistinto, in cui mi sono sempre chiesto come mai non allenasse (e spesso lo dicevo a qualche collega giornalista), la sua vita a Londra e poi la malattia.
Quasi un miracolo divino averlo rivisto con il suo sorriso unico, nello staff di Roberto Mancini.
Si capì subito che quell’Europeo non era come le altre competizioni. C’era qualcosa di speciale, c’era Gianluca Vialli. Ed in finale poi tutto è stato strappalacrime, commovente, emozionante, quasi da far venire un nodo in gola a chi ha sempre seguito lo stesso Vialli. I calci di rigore dell'Italia, il trofeo e quell'abbraccio meraviglioso che rimarrà simbolo dell'Italia del calcio.
Domenica tutti abbiamo dato a questo grande campione, un ultimo saluto con un minuto di silenzio in tutti i campi. Non è un addio perché Vialli rimarrà sempre un campione, un esempio che vivrà in eterno.