Peppe Scuto, tecnico pioniere del calcio femminile che ha fatto grande il Catania femminile
Scuto: "Orgogliosi di indossare questi colori. Sui professionisti...era ora!"
Torna da Roma con vittoria importantissima il Catania Femminile che batte 2-1 la Roma XIV grazie alle reti delle rossazzurre Costanza Pennisi e Aurora Saraniti al termine di un match combattutissimo. Una squadra piena di giovani ragazze che fa ben sperare per il più imminente futuro che conquistano tre punti fondamentali in chiave salvezza. Il primo a sorridere è certamente il tecnico Peppe Scuto, pioniere del calcio femminile in Sicilia, soddisfatto del lavoro quotidiano delle atlete.
Mister Scuto come giudica fin qui la stagione del Catania?
“Stagione dura e impegnativa. La decisione della Federazione con i 3 gironi di Serie C ci siamo ritrovati in un raggruppamento di 16 squadre, ovvero ben 30 partite tra andata e ritorno e con le problematiche legate al Covid-19 il tutto si è complicato un po'. Noi però sin dall’inizio abbiamo agito con consapevolezza. Abbiamo scelto di puntare sulle ragazze del territorio che nella maggior parte dei casi sono giovani. La squadra che va in campo tutte le domeniche, è formata da under 17 e under 15. Stiamo lavorando in proiezione futura. Stiamo soffrendo tanto, ma riteniamo importante l’esperienza in un campionato nazionale che ha sempre qualcosa in più rispetto al torneo regionale. Conosciamo i rischi, ma la stagione è ancora lunga”.
Cosa vede nel futuro del Catania Femminile?
“Siamo partiti dalle base. Tra under 15 e under 17 abbiamo ragazze inesperte ma davvero valide, e lo dimostreranno nei campionati di appartenenza, ne sono certo. Nella fase regionale vogliamo puntare a fare molto bene. Il futuro lo stiamo programmando. Stiamo già pensando ad una scuola calcio, cercando di allargare i nostri orizzonti non solo su Catania e provincia ma su tutta la Sicilia Orientale. Rappresentiamo un club importante e lavoriamo in una, Torre del Grifo, tra le strutture più importanti d’Italia. Ciò permette alle squadre di potersi allenare nel migliore dei modi. Noi come staff ci confrontiamo parecchio con i tecnici del calcio maschile per cui facciamo esperienza”.
Che effetto le fa che si comincia a parlare sempre più di calcio femminile?
“Era ora.. (sorride, ndr) perché le ragazze vanno in campo e si allenano circa quattro volte a settimana. Vanno a scuola, studiano, si allenano duramente e fanno sacrifici non di poco conto.
In alcune le società le più grandi lavorano e si allenano. Giusto equiparare le donne agli uomini. Dal prossimo anno la Serie A femminile entrerà tra i professionisti. Mi auguro che ciò negli anni possa comprendere la Serie B e la Serie C. Solo così, secondo me, può migliorare il livello tecnico, tattico e comportamentale del calcio femminile perché in tutto il mondo, ha la stessa importanza di quello maschile. In Italia purtroppo siamo ancora indietro, e non solo per il calcio”.
Perchè nel Sud si è scommesso poco nel calcio femminile?
“A Sud il problema sono le risorse. Parlo di calcio e sport in generale che riguardano sia il mondo femminile che il maschile. Da Napoli in giù le società durano un paio di anni per poi arrendersi perché i costi sono importanti. Noi ad esempio, da girone, ci rechiamo a Roma, ben sei volte in una stagione. Sono spese rispetto alle stesse romane. Sosteniamo spese di circa 30/40mila euro in più rispetto agli altri club del centro o del nord che riescono a fare quasi tutte le trasferte in giornata.
Non abbiamo le risorse al Sud (e molte volte le strutture), ma abbiamo una grande passione che ci fa superare le difficoltà con tenacia. Si soffre è vero ma non si molla di un centimetro”.