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Di Rosario Sortino 

“Meno competenza, meno pazienza”. E' proprio ciò che accade in ogni settore della nostra quotidianità. Ovunque ci si trovi, che sia lavoro, studio o sport ciò che conta è il desiderio immediato del risultato, a prescindere da tutto.

Già accade nella massima serie, figuriamoci nelle serie minori, in special modo in Sicilia dove il calcio è circa 20 anni indietro rispetto ad altre regioni, al di là delle due piazze note.  Per non parlare degli altri sport. 

Non importa più il sacrificio, il duro lavoro, le difficoltà. Oggi serve solo il risultato. 

Parliamo di un qualcosa che è direttamente proporzionale alla mancanza di competenze nelle società. Oggi rispetto a qualche anno addietro, le persone che hanno competenze sportive e gestionali, hanno fatto un enorme passo indietro, lasciando spazio a chi “compra” ruoli dirigenziali di vario genere grazie ad un potere economico che non lascia spazio agli altri. 

Ecco perché le cose nel calcio nostrano vanno male, più che male e sempre peggio. 

Più si da spazio a persone che hanno poche competenze, più si pensa che i dirigenti veri, gli allenatori dovrebbero avere la bacchetta magica per trovare la soluzione a tutto con una premura incalzante che mette in evidenza la loro poca esperienza.

La “catena” poi vuole che i dirigenti con questa poca esperienza possano fare “proclami” a cui le tifoserie credono inesorabilmente, perché sognare fa parte della vita di un tifoso, è un suo diritto, mentre il dirigente o tale dovrebbe stare con i piedi per terra ed evitare false illusioni. 

Oggi servirebbe un piccolo esame di coscienza da parte di tutti perché se è vero che la nostra terra martoriata ha bisogno di strutture e di sport sano, bisognerebbe capire che la gestione va data e restituita a coloro che hanno le capacità di far crescere l'intero movimento. 

E' vero che non ci sono soldi, non ci sono strutture ma non possiamo chiedere agli imprenditori di poter investire nei club se poi non vi sono progetti validi, ne all'orizzonte e nel presente. Oggi nessuno può e vuole impegnarsi a fondo perduto. Si lavora all'immagine, è chiaro ma deve esserci qualcosa che deve spingere un facoltoso imprenditore a scegliere il calcio. 

Perché se già nel mese di “ottobre”, saltano panchine, i direttori sportivi si dimettono, i calciatori non giocano, le società passano da un presidente all'altro e i tifosi insorgono, c'è proprio qualcosa che non va in un sistema, in questo momento storico, che fa acqua da tutte le parti. Io rimango fiducioso anche se non abbiamo toccato tantissimi punti in cui necessitano miracolosi interventi…! 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


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